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Apoteosi per la Kabaivanska

Apoteosi per la Kabaivanska

Apoteosi per la Kabaivanska che ha interpretato per l'ultima volta l'eroina pucciniana.
Gli omaggi del sindaco, di Rubiconi e dei loggionisti
Otto minuti d'applausi dopo il Vissid'arte.

Una pioggia di bouquet di fiori dal loggione e dai palchi di proscenio. Il sigillo della città, una valanga di premi, di omaggi floreali, di telegrammi.
Il teatro ai piedi del grande soprano. La gran festa di Raina è stata meglio di quanto si potesse immaginare. L'icona di To-sca si è materializzata dopo il Vissi d'arte. Quasi otto minuti d'applausi, il teatro che celebra l'apoteosi di Raina. Inguainata nello storico abito di seta porpora ideato da Piero Tosi, la Kabaivanska - grande regina del palcoscenico - si è accasciata nel Bel canto, nell'estasi di un dono divino. E poi è rimasta in ginocchio, davanti al pubblico che la osannava come una diva d'altri tempi. Passano i minuti; uno, due, tre. Gli applausi aumentano, fioccano i «sei la pù grande», «brava», «sei unica». E lei resta in ginocchio, apre le braccia da cigno -- come per scusarsi ringrazia.
Ancora applausi: quattro, cinque, sei, sette, òtto minuti. Il Regio è la sua coróna d'alloro. Raina sta per alzarsi; allora cresce, quasi rabbioso, un grido unico - «bis, bis» - che la blocca al suo posto. Basta un segno al direttore d'orchestra e si ricomincia con il Vissi d'arte.
Una serata in crescendo, un «Addio a Tosca» che resterà negli annali del nostro teatro. Perché Raina Kabai-vanska, la bulgara modenese più famosa nel mondo, ha speso i suoi sessantasette anni senza risparmiare nulla. Già nel primo atto, all'ingresso in scena di Raina, il maestro Luisotti ha dovuto fermare l'orchestra, sovrastata da uno scroscio di battimani che hanno persino imbarazzato la cantante.
Poi il «mito» si mette in moto. La sua voce vibra, si ingigantisce - una cassa armonica zeppa di timbri dolenti - innalzandosi in un brivido lungo che entra nel cuore come un'unghiata profonda. Accanto a lei, tengono botta il lirismo calibrato del Cavaradossi interpretato da Mario Ma-lagnini e la classe senz'enfasi dello Scarpia di Boris Trajanov. Ma era scontato che - in quest'occasione -chiunque avrebbe fatto la parte dei comprimario. La serata di festa - a cui, uni-


ca pecca, hanno partecipato, in un teatro tutto esaurito, pochi parmigiani - aveva un'unica protagonista. Dall'alto delle sue quattrocento interpreta-zioni di Tosca, l'addio di Raina al personaggio che l'ha resa immortale si è trasformato in un evento.
Va detto, però, che la celebrazione si è arricchita di un'altra - straordinaria e indimenticabile «perla». Raina Kabaivanska ha voluto lasciare il segno: supplendo all'inevitabile tocco del tempo con un'inter-pretazione da prima donna di rara intensità. A Parma, Tosca aveva spiccato il volo per la prima volta da Castel Sant'Angelo nel "75. Poi aveva bissato dodici anni anni dopo, nel '92. Un'altra attesa decennale. Fino a ieri sera, quando - al. Regio - ha indossato per la terza e ultima volta l'abito di scena di donna Floria.
Capricciosa, gelosa, amorosa, passionale, Raina Kabaivanska ha dato l'«addio al passato» (parafrasando Traviata) nel migliore di modi. Rimarrà nella memoria di tutti coloro che ieri sera hanno avuto la fortuna di assistere alla serata, il «dono» di un talento, il temperamento di un'autentica attrice che ha saputo trasmettere in poche ore di passione l'eco di un suono unico e insostituibile. Alla fine, il trionfo si è materializzato in un'autentica ovazione, suggellata da lanci di fiori dal loggione e dai palchi.
Il sindaco Ubaldi ha poi consegnato alla cantante il sigillo della città, mentre Gian Piero Rubiconi, sovrintendente della Fondazione Teatro Regio, le ha donato un vassoio d'argento con incisa la scritta «grazie per le emozioni che ci hai donato» e i loggionisti un riproduzione del teatro Regio in argento. dav. bar.