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Salve regina!




... e al Real va in scena anche lo struggente martirio delle Carmelitane di Poulenc nel bellissimo allestimento di Robert Carsen, con il debutto d'eccezione di Raina Kabiavanska nel ruolo di Madame de Croissy


Non risulta sorprendente che il tandem arti-stico formato da Jerome Deschamps e Macha Makei'eff si sia distinto soprattutto per le sue produzioni delle operette di Offenbach, e che abbia impresso al singspiel mozartiano II ratto dal serraglio in questa coproduzione con il Festival di Aix-en-Provence, il Festpielhaus di Baden Baden e l'O-pera di Rouen e Losanna, un tono prossimo al vaudeville.
La scena e perennemente invasa da guardiani che paiono usciti da un fumetto e che in nessun momenta appaiono minacciosi, ma bensi producono ilarita sebbe-ne finiscano con l'annoiare con le loro continue gags. Non esiste costruzione dei personaggi e i cantanti fanno piuomeno quello che possono sul palcoscenico. Va bene demistificare un po' Mozart, pero quando c'e della sostanza alle spalle.
Nel mezzo di questa concezione registica, le semplici scene di Miquel Barcelo, tra l'astratto e l'ingenuo, con la torre praticabile inclinata e i tessuti stropicciati, risulta-vano una boccata d'aria fresca, ugualmente ai costumi vistosiecolorati.
Desiree Rancatore con ha avuto nessuna difficolta nel brillare ai vertici del cast. Ha offerto, nei panni di Kon-stanze, una lezione di virtuosismo, grazie alia sue sicu-rezza nelle colorature e agli acuti rutilanti, oltre alla grande espressivita che ha saputo trasmettere ai suoi momenti piu intimisti.
Eric Cutler ha ritratto un Belmonte corretto anche se un tantino svogliato, che non si differenziava eccessiva-mente dal simpatico Pedrillo di Wolfgang Ablinger-Sperrhacke.
Come Blonde, Ruth Rosique ha offerto una voce piu carnosa che non quella dell'abituale «soubrette» e uno stile impeccabile. Eric Halfvarson ha portato il plus-va-lore del suo timbro scuro a Osmin, sebbene con una cer-ta debolezza nel registro grave. L'attore-ballerino Shah-rokh Moshkin-Ghalam ha impersonate un originate Se-lim, grazie ai suoi divertenti interventi che mischiavano il tedesco con accento turco al suo proprio idioma, con-tribuendo al disordine generate.
Dopo un Ouverture un po' snervata, Christoph Konig ha ripreso tono e ci ha offerto una lettura generalmente animata, con tempi sufficientemente rapidi e ottenendo una notevole prestazione da parte dell'Orchestra titola-re, tre membri della quale sono stati coinvolti diretta-mente nella prestazione scenica, quantunque non sem-brasse che qualcuno avesse detto loro cosa dovessero fare esattemente.
In conclusione, una celebrazione non esaltante del l'anno mozartiano.

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Il debutto in suolo ispanico de I dialoghi delle Carmelitane, capolavoro teatrale di Francis Poulenc, Literaturoper sul testo di Bernanos, non poteva avere maggior successo di quello che gli hatributato il pubblico del Teatro Real, visibilmente partecipe e commosso alia fine dello spettacolo, seguito con un'attenzione - e il caso di sottolinearlo - religiosa.
Vero e che l'allestimento della Nederlandese Opera di Amsterdam firmato da Robert Carsen per la regia, Michael Levine scenografo, Falk Bauer costumista, Jean Kalman datore di luci e Philippe Giraudeau co-reografo, rappresenta un'icona ormai indissolubile dell'opera. Riesce difficile immaginare questo dram-ma personate di Blanche, che intraprende e vince nel martirio una lotta interiore contro la paura, immerso negli eventi storici che corrispondono al culmine del periodo del Terrore, con delle immagini diverse da quelle offerte da Carsen nel corso di un crescendo di tensione drammatica che culmina con la morte “ccoreografata” delle carmelitane nel canto finale del «Salve regina» in cui le voci si spengono ad una ad una sotto i colpi raggelanti della ghillottina. Uno spettacolo che in Italia abbiamo avuto modo di apprezzare ben due volte a Milano, prima alia Scala e quindi al Teatro degli Arcimboldi, di estrema pulizia e linearita, ma con una forza interiore che enfatizza la trage-dia e rende, nel contempo, inutile ogni ulteriore sottolineatura didascalica.
Ma a Madrid e stata di impatto anche la resa ran-sicale con una prestazione esaltante dell'orchestra del Real che ha ubbidito alia bacchetta del suo mentore, il Maestro Jesus Lopez Cobos autoredi una lettura raffinata, sensibile al canto di conversazione in cui si dipana la maggior parte dell'ope-ra, intensa nei brevi interludi e da prendere a mo-dello per rigore e precisione. Sensazionale ancheil cast, capeggiato da una Madame de Crossy, la vet-chia priora, d'eccezione: Raina Kabaivanska. La quale, non senza un pizzico di autoironica civette ria ha confidato di essere ella stessa stupefattadi aver affrontato un debutto a settantun anni. Inutile dire che la sua presenza in scena e stata a dir po-co elettrizzante ed il pubblico le ha tributato l'applauso piu convinto.
L’altra presenza eccezionale si cliceva avrebbe dovuto, in primis, essere garantita da Mirella Freni che doveva vestire la tonaca di Mere Marie de l'lncarnation. Ma Mirella aveva anticipato agli increduli che si sarebbe ritirata in sordina - ed in effetti talet stato un ultimo concerto a Valladolid - e ferma nel suo proposito ha ceduto la parola a Barbara Dever vecchia conoscenza poiche e considerata una esperta nel ruolo che risolve con grande efficacia e anche con una certa ruvidezza vocale che, comunque, si sposa con il perso naggio.
Salda pure la Madame Lidoine nuova priora del Carmelo, di Gwynne Geyer, altrettanto familia re al ruolo; brava Andrea Rost nel ruolo realmente protagonistico di Blanche, anche se la voce a tratti e un po' troppo leggera e ne disca pita il duettare con la Suor Constance, stupefacente per disinvoltura scenica ed abilita ca-nora, di Patricia Petibon.
Si aggiunga la pertinenza elegante del bass-bariton Christopher Robertson,
Marchese de la Force, la lirica veemenza del tenore William Burden, Cavaliere de la Force, e l'efficacia di Emilio Sanchez, Capellano del Carmelo e del lungo stuolo di suore, tutte assolutamente in parte, per concludere che e stata proprio una recita memorabile dei Dialoghi: opera che, ormai, possiamo considerare a tutti gli effetti «di repertorio»

* Andrea Rost (Blanche) con Patricia Petibon (Suor Constance) nei Dialoghi delle Carmelitane a Madrid; nella pagina successiva, Raina Kabaivanska (Madame de Croissy)
(Foto Javier del Real)