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INTERVISTA A RAINA KABAIVANSKA, LA DIVINA

Raina Kabaivanska soprannominata non a caso la Divina, è un artista unica che grazie alla sua splendida voce ha interpretato ruoli indimenticabili in una carriera straordinaria, il suo debutto alla Scala nel ’61 l’ha portata ad esibirsi nei più grandi teatri d’Italia e del mondo: dal Covent Garden di Londra, l’Opera di Roma, il Grand Opera di Parigi, il Teatro Real di Madrid, il Metropolitan Opera e il Carnegie Hall di New York, il Teatro Colon di Buenos Aires, lo State Opera di Amburgo, il San Carlo di Napoli, il Bolshoy di Mosca, il Teatro dell’opera di Tokyo e tanti altri.

Raina Kabaivanska soprannominata non a caso la Divina, è un artista unica che grazie alla sua splendida voce ha interpretato ruoli indimenticabili in una carriera straordinaria, il suo debutto alla Scala nel ’61 l’ha portata ad esibirsi nei più grandi teatri d’Italia e del mondo: dal Covent Garden di Londra, l’Opera di Roma, il Grand Opera di Parigi, il Teatro Real di Madrid, il Metropolitan Opera e il Carnegie Hall di New York, il Teatro Colon di Buenos Aires, lo State Opera di Amburgo, il San Carlo di Napoli, il Bolshoy di Mosca, il Teatro dell’opera di Tokyo e tanti altri. Nata in Bulgaria a Burgàss sul Mar Nero inizia a studiare musica da bambina suonando il pianoforte e cantando accompagnata dalla fisarmonica. In seguito al Conservatorio di Sofia continua il suo percorso di studio cantando arie da opere famose come soprano e come mezzosoprano nel collettivo artistico dell’Armata del Lavoro. Si diploma al teatro dell’Opera di Sofia esibendosi nel saggio finale nella scena di Tatiana da Evgenji Onjegin di Ciaikovsky e nell’ultima scena di Un ballo in maschera di Verdi nella ruolo di Amelia. In seguito grazie ad una borsa di studio del governo Bulgaro si trasferisce in Italia per perfezionare la tecnica e diventa allieva del soprano Zita Fumagalli Riva. Debutta a Vercelli nell’aprile del ’59 come Giorgetta nel Tabarro di Puccini. Poco dopo vince il concorso per entrare alla scuola dei giovani del Teatro alla Scala, dove riesce a perfezionarsi con il direttore Antonino Votto. Nel 1961, con l’assenso del direttore, debutta alla Piccola Scala nel Torneo Notturno di Malipiero e pochi mesi dopo è alla Scala in Beatrice di Tenda nel ruolo di Agnese accanto a Joan Sutherland. David Webster, direttore artistico del Covent Garden, la fa debuttare interpretando Desdemona nell’Otello di Verdi, nel giugno ’62, Kurt Herbert Adler la vuole negli Stati Uniti a San Francisco, ancora come Desdemona. Rudolf Bing, sovrintendente del Metropolitan di New York la sceglie per un’edizione di Pagliacci con Carlo Bergonzi dalla quale nasce una lunga collaborazione di una quindicina di stagioni. Tra il ’61 e il ’68 studia e si perfeziona con Rosa Ponselle a Baltimora, che la prepara nei ruoli di Leonora in Forza del destino, Cio-Cio-san in Butterfly e Leonora nel Trovatore. Nel frattempo continua il suo rapporto con la Scala in opere come Falstaff, Turandot, Suor Angelica, Don Carlos, Mefistofele, Rienzi e l’intensa attività statunitense nel massimo teatro di New York e nelle città più importanti degli Stati Uniti. Nel 1969 inaugura la stagione della Scala interpretando Elvira nell’Ernani di Verdi accanto a Placido Domingo e a Nikolai Ghiaurov. Dopo la nascita della figlia Francesca Raina Kabaivanska decide di trasferirsi a vivere a Modena. Nel ’73 interpreta la duchessa Elena nei Vespri Siciliani all’inaugurazione del nuovo Regio di Torino con la regìa di Maria Callas. Pochi anni più tardi nel ’76 debutta sotto la direzione di Claudio Abbado come Amelia in Simon Boccanegra alla Scala, e nel 1978 Herbert von Karajan la sceglie per il Trovatore al Festival di Salisburgo e di Vienna. Nell’80 la Tosca con Luciano Pavarotti alla Scala di Milano. Nel 1981 canta per la prima volta al fianco di Alfredo Kraus nel ruolo per lei nuovo di Manon nell’opera omonima di Massenet. Nel 1997 presenta la sua interpretazione di Madama Butterfly in un teatro unico come l’Arena di Verona. Negli anni ’90, accanto a Placido Domingo interpreta la Tosca nella chiesa di S.Andrea della Valle, palazzo Farnese e Castel S.Angelo. Nel 1997 è protagonista del film Un bel dì vedremo di Tonino Valerii. Calca le scene fino ai primi anni del XXI secolo infatti nel 2005 è tra gli interpreti di Gabrielle di Patrice Chereau, successivamente decide di dedicarsi all’insegnamento e alla ricerca di nuovi talenti dirigendo corsi in Italia e in altre parti del mondo.

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1 Lei nella sua carriera artistica si è esibita nei più importanti teatri del mondo, insieme a grandissimi artisti, quali sono stati i momenti più emozionanti?

Guardi io ho cantato per più di cinquantacinque anni perché ad essere sinceri ho iniziato molto giovane, quando ho iniziato nel 1957 ero una ragazzina. E’ difficile trovare i momenti emozionati perché sono stati tantissimi e in una carriera così lunga non si possono neanche contare. Tutti gli incontri con il pubblico sono stati emozionanti, ogni volta che entravo sul palco per me era un emozione unica, questo rapporto con con il pubblico era la cosa più importante. Un  rapporto di dare e avere, dare al pubblico non il cento per cento ma di più, direi il duecento per cento e ricevere dal pubblico il duecento per cento, scambiarsi di generosità, è un emozione indescrivibile. Sono convinta che questo sia proprio il vero ruolo dell’arte dare, comunicare prima di tutto emozioni. Le confesso che quando incontro le persone la prima e l’unica cosa che mi dicono è grazie per le emozioni, questo mi riempie di gioia perché vuol dire che ho lascito una traccia e che il ruolo dell’arte è proprio questo dare emozioni.

2 Perché nella sua carriera ha inciso pochi dischi?

Io ho fatto pochissimi dischi, non sono dentro nel mercato del discografico. Credo che delle mie interpretazioni e del mio canto l’unica testimonianza valida siano le registrazioni prese dal vivo perché come dicevo prima il contatto vivo con il pubblico e l’emozione che si crea cambia tutto, sono contraria a quella serie di dischi registrati in studio che sfornano di continuo le case discografiche con i soliti due o tre interpreti, nel senso che non rispecchiano le sensazioni del teatro e il teatro vero è tutta un’altra cosa, le registrazioni dal vivo sono una testimonianza più valida.

3 Come è nata in Lei questa passione per la musica?

E’ nata probabilmente perché avevo talento, anche da  molto piccola suonavo il pianoforte. I miei genitori non erano musicisti, nella mia famiglia nessuno suonava e nessuno cantava ma io evidentemente avevo qualcosa in più e di diverso. Ero attratta dalla musica. Subito nel liceo ho iniziato a cantare nel coro, mi hanno scoperto la voce e a venti o ventuno anni già debuttavo a Sofia all’Opera Nazionale nel ruolo di Tatiana nell’opera Eugene Onegin di Tchaikovsky. Dopo con una borsa di studio sono arrivata in Italia e oggi sono più di cinquant’anni che io canto.

 

4 E’ cambiato il mondo della lirica da quando lei hai iniziato a cantare ad oggi?

E’ cambiato moltissimo, il mondo della lirica cambia con il cambiamento del mondo, in cinquanta e passa anni è molto cambiato soprattutto attraverso l’intervento della tecnologia che ha cambiato il mondo. Viviamo nell’epoca della tecnologia e curiamo poco aspetti fondamentali come la cultura. C’è da ammettere che la carriera del cantante lirico per i giovani di oggi non è facile perchè i teatri sono molto pochi e il lavoro dove fare esperienza è pochissimo.

 

5 Lei oggi si dedica all’insegnamento, cosa consiglierebbe ad un giovane che sogna di lavorare nella lirica?

Di lavorare molto perché oggi è molto difficile questa carriera, c’è tanta gente che vuole cantare ed è facile farsi delle illusione, oggi i giovani vogliono essere ad ogni costo protagonisti non importa dove, in televisione in teatro nelle opere, c’è questa tendenza ad ogni costo a trovare un posto. I giovani devono essere molto preparati, i registi cosiddetti moderni hanno esigenze molto alte verso questi giovani cantanti, è richiesto di essere allo stesso tempo non solo cantanti ma anche acrobati, mangia fuoco o altre esigenze assurde come di cantare appesi per i piedi. Io consiglio di preparasi sopratutto sulla tecnica, di presentarsi con una grande tecnica. Ho sempre sostenuto una tesi che con una solida tecnica vocale si possono affrontare tutti i personaggi. Io cerco di insegnare  prima di tutto il rispetto per il pubblico e amore per la musica, perché sono due aspetti fondamentali.