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Kabaivanska, regina della lirica domani al «Verdi»

 

Kabaivanska, regina della lirica domani al «Verdi»

Anche una mostra fotografica e oggi un incontro per festeggiare 50 anni di carriera

 

TRIESTE E preziosa e vellutata nel conversare, la voce di Raina Kabaivanska, quanto le rose della sua terra, la Bulgaria. II celebre soprano, modenese d'adozione, sara protagonista assieme al pianista Ivo Pogorelich di un concerto straordinario che si terra domani, alle 17.30, al Teatro Verdi nell'ambito delle celebrazioni per i 175 anni della fondazione delle Assicurazioni Generali. La direzione del concerto e affidata al maestro Thomas Sander-ling e vedra la partecipazione della Filarmonica del Teatro Verdi. Oggi pomeriggio, alle 18, si terra un incontro con Raina Kabaivanska, a cura di Gianni Gori, nella Sala del Eidotto. Sara allestita anche una mostra fotografica di Giulia Zuccheri, dedicate al soprano.
«Per un disguido fra la mia agenzia e il teatro, - spiega Raina Kabaivanska - mi avevano messo nel cartellone per "La voce umana", allora abbiamo deciso di fare questo concerto. Cantero i miei cavalli di battaglia, owero le arie dalle due "Manon", dalla "Butterfly", da "Adriana Lecouvreur" e dalla "Vedova Allegra". A questo teatro sono molto legata. Quand'era arrivato Raffaello de Banfield, ho aperto io la prima stagione e ho fatto tutte le mie opere qui. Sono ricordi bellissimi. Raffaello e un grande musicista, una grande personalita, che tutti rimpiangiamo oggigiorno. E veramente un uomo di teatro, quella categoria che non esiste piu».
Dov'e nata?
«Io sono nata per puro caso a Burgas, sul Mar Nero, dove mio padre era il medico del porto e mia madre insegnava nel liceo, pero sono vissuta sempre a Sofia. Sono andata via dalla Bulgaria nel '58, a 24 anni, con una borsa di studio che do-veva essere per il Bolshoi di Mosca. Con la mia testardaggine sono riuscita a cambiarla per l'Italia. Quasi un anno dopo ho debuttato nei piccoli teatri e nel '61 alia Scala, che automatica-mente mi ha aperto le por-te del Metropolitan, del Covent Garden. Nel '57 avevo debuttato in Bulgaria nell'" Eugenio Onegin", percio quest'anno festeggio 50 anni di carriera».
Perche l'Italia?
«In Bulgaria c'era la Cortina di Ferro del comunismo. II mio maestro di canto, che aveva studiato in Austria, mi raccontava di Gigli, della Caniglia. Dopodiche, per noi, il mondo non esisteya. Un giorno un mio amico ingegnere mi disse d'aver fatto una radio con delle lampadine, che prendeva le stazioni occidentali. E ci siamo chiusi da clandestini ad ascoltare, ma si rischiava grosso. Ad un certo punto io ho sentito una voce cantare. Questa voce magica cantava di tutto, Rossini, Wagner... Alia fine han-no annunciato: "Concerto Martini & Rossi", ma non ho capito che era la Callas. Non sapevo neanche chi fosse. Allora ho deciso: “Vado li dove si canta cosi”.
Lei ha detto che, fra «Tosca» e il «Caso Makropoulos» di Janacek, sceglierebbe di cantare l'opera del compositore ceco.
«Si, perche davvero gli orizzonti musicali si allar-gano con gli anni. E io ho anche un certo gusto per la musica del secolo appena passato. Mi piace Janacek, Poulenc, adoro Shostakovich. Allora negli ultimi anni mi sono data alle loro opere, anche perche adesso mi permetto di fare solo personaggi di vecchie signore. Quest'anno, ad esempio, ho debuttato nei "Dialoghi delle Carmelitane" di Poulenc».
Cosa insegna ai giovani?
«Ai giovani dico che il canto e un lavoro di bottega. Nel nostro mondo c'e la convinzione che senza raccomandazioni, senza partito, senza padrini non si fa camera. Se si canta bene, si va avanti. Questa e la morale della nostra generazione: cantar bene, fare quello che c'e scritto, eseguirlo fedelmente. Oggi non succede piu, perche e tutto approssimativo, qualche nota si fa, qualche nota non si fa... No, con la musica non e permessa nessuna liberta. Faccio una mia battaglia personale per non far morire la vecchia scuola italiana. E poi bisogna sen-tire questa corrente magnetica, metafisica con la gente, questo senso di energia che arriva dal pubblico, bisogna dare e avere».
Gontinua ad aiutare i giovani cantanti della Bulgaria?
«Subito dopo il crollo del Comunismo in Bulgaria, c'erano 7 milioni di abitanti e 35 mila bambini abbandonati, nel peggior seriso della parola. Cosi abbiamo creato una fondazione per aiutare i bambini orfani con talento artistico. Poi ho istituito un fondo con l'universita bulgara, faccio ogni settembre un master class e diamo borse di studio ai ragazzi piu dotati»:
Sono famose le rose della Bulgaria.
«Un tempo la Bulgaria era l'unico produttore dell'essenza di rose. Mi ricordo d'aver visitato, da bambina, la Valle delle Rose. Era veramente un sogno, il profumo delle rose si sentiva da chilometri e chilometri, arrivando. La Bulgaria e un paese molto bello, come natura, perche c'e il mare, c'e la montagna, c'e tutto. Purtroppo e anche una natura distrutta, durante il Comunismo hanno fatto dei delitti ecologici incredibili».


Maria Cristina Vilardo
Il PICCOLO, Lunedi 28 Aprile 2007